Chi l'avrebbe detto che una delle più grandi e bisbetiche scrittrici del Novecento americano avrebbe potuto insegnarci come si flirta ai grandi magazzini, non senza delineare un ironico spaccato della società attraverso una lezione di stile? In questi saggi raccolti per la prima volta in volume in Italia, l'ineffabile idea-trice del «cubismo letterario» spazia con sublime comicità da un improbabile soggetto cinematografico per un grottesco cinema muto fino a una bislacca lezione di geografia sintattica per arrivare, bontà sua, a una brusca spiegazione sul modo più semplice per sfornare capolavori. Tutto questo, naturalmente, senza tralasciare i ritratti dei grandi pittori e artisti che aveva sostenuto e frequentato nella Parigi d'inizio secolo; Matisse, Cézanne, Juan Gris e quel Picasso che la immortalò in uno dei suoi più celebri capolavori. Flirtare ai grandi magazzini è un libro curioso, una perla audace nata nella grande stagione modernista, dove lo sperimentalismo linguistico si coniuga a un'acre satira dell'epoca corrente, per regalare al lettore un'esperienza estetica davvero imprevedibile, in grande sintonia con i movimenti più esplosivi e dirompenti della vecchia Europa. Una chicca dotta e spassosa, dove la grammatica e la punteggiatura sfidano le arti figurative sul loro stesso terreno.