Dagli anni Cinquanta ai Settanta, migliaia di bambini italiani vengono adottati da devote famiglie cattoliche americane. Il motivo sembra semplice: negli Stati Uniti c'è una grande richiesta di adozioni e in Italia c'è una grande povertà.
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Sono tantissime le coppie che dopo la guerra non hanno i mezzi sufficienti per sopravvivere e ancor più numerose le ragazze madri, perseguitate dallo stigma sociale (e morale) di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio. In un contesto così disagiato, in anni in cui la Chiesa e una parte delle istituzioni italiane temono il diffondersi del comunismo, la strada dell'adozione oltreoceano sembra la soluzione perfetta. Convinte di assicurare al figlio la salvezza e al contempo di ottenere una seconda possibilità per se stesse, alcune madri consegnano i propri figli alle cure di istituti nati allo scopo di occuparsi dei bambini solo temporaneamente. Ma le cose vanno in modo assai diverso. Di molti di quei figli, le madri perdono completamente le tracce. Non serve domandare, non basta insistere. Vengono spinte con ogni mezzo a firmare documenti e autorizzazioni in cui rinunciano a ogni pretesa cedendo di fatto il proprio bambino a istituti che poi lo manderanno negli Stati Uniti. Nella maggior parte dei casi, la storia finisce così. In altri, invece, i bambini, una volta adulti, iniziano a farsi domande, come è successo a un cugino dell'autrice di questa toccante inchiesta. Profondamente colpita dalla vicenda, Maria Laurino decide di approfondire. Il risultato è un saggio ampiamente documentato e arricchito dalla voce di alcuni dei protagonisti, un testo a tratti commovente ma sempre lucido nel descrivere le dinamiche e le ramificazioni di un terribile inganno durato anni, i cui colpevoli sono ancora oggi impuniti.