I Dolmens, le Tombe di Giganti, le Domus de Janas, le Perdas Fitas, lo Ziqqurat, i Nuraghi, le ciclopiche costruzioni megalitiche in Sardegna, fino agli inizi del secolo scorso possiamo dire che facevano parte delle cosiddette "Civiltà sepolte", poi è stato anche scoperto che erano in gran parte orientate seguendo il cammino del Sole e le fasi della Luna e che avevano una grande importanza architettonica nel Mediterraneo. E che i Sardi, infatti, come altri popoli antichi, hanno riportato sulla volta celeste i tratti più significativi della loro civiltà, del loro modo di fare e di pensare, della loro vita sociale ed economica, fatta di Frades, di Gurdones, di Pinnetos, di Farches, all'interno di "Sa Via de Sa Paza" (la Via Lattea), in quanto il cielo stellato per ogni popolo non è altro che lo specchio della realtà terrena. Questi nomi non erano altro che i tratti più significativi della nostra comunità proiettata sulla calotta celeste. C'era tutta la nostra civiltà agro-pastorale e l'economia: "Sa Farche", rappresentava il mondo contadino, "Su Pinnetu" il mondo pastorale, "Su Gurdone" i viticoltori: pane e casu e binu a rasu, come dice un vecchio e noto proverbio.