Violeta nasce in una notte tempestosa del 1920, prima femmina dopo cinque maschi. Fin dal principio la sua vita è segnata da avvenimenti straordinari, con l’eco della Grande guerra ancora forte e il virus dell’influenza spagnola che sbarca sulle coste del Cile quasi nel momento esatto in cui lei viene al mondo.
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Grazie alla previdenza del padre, la famiglia esce indenne da questa crisi, ma solo per piombare in un’altra catastrofe, quella della Grande depressione, quando perde tutto ed è costretta a ritirarsi in una regione remota del paese, selvaggia e bellissima. Lì la ragazza arriva alla maggiore età, conosce il suo primo pretendente e affronta la prima delle molte avventure che costelleranno il suo cammino. Violeta rievoca i cento anni della sua vita, nelle pagine scritte al nipote Camilo, perché lui possa serbare la memoria di tutto ciò che è stata la sua lunghissima esistenza: la Seconda guerra mondiale e i devastanti tormenti amorosi, le lotte femministe e per il diritto di voto, i terribili lutti e le immense gioie. Attraverso gli occhi di una donna capace di sopportare un continuo susseguirsi di sconvolgimenti grazie a una passione indomabile, una determinazione inflessibile e un tenace senso dell’umorismo, Isabel Allende ci regala ancora una volta un ritratto profondamente epico ed emozionante.
“C’è un tempo per vivere e un tempo per morire. E tra i due, c’è il tempo per ricordare.”