Quando una donna ha commesso un reato e deve scontare una pena in carcere, i suoi figli, se non hanno padri o altri parenti disponibili ad accoglierli ed educarli, possono seguirla. In tal caso, inevitabilmente i bambini ne risentono. Le forme e i modi della loro sofferenza dipendono molto, oltre che dai rapporti familiari, dalle nostre leggi e dalla loro attuazione.
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Attraverso la prospettiva particolarissima, ma non banale, di 12 anni di volontariato associativo nel carcere femminile di Venezia, questo tema viene affrontato con concretezza. Con esempi di vita realmente vissuta, si prospettano problemi e si propongono soluzioni possibili, anche se mai semplici, perché semplice non è la situazione di questo spaccato di umanità, che non possiamo e non vogliamo ignorare. I figli dei carcerati non solo non devono pagare gli errori di padri e madri, ma devono anche essere messi nelle condizioni di non ripeterli. Il volume si rivolge a tutti gli operatori del settore, ma anche a tutti coloro che vogliono saperne di più circa il modo in cui il nostro paese ha risolto e intende risolvere l'annosa questione della reclusione degli innocenti per antonomasia: i bambini piccoli.
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