"Dopo tre mesi di viaggi in Europa sapevo esattamente cosa volevo scrivere: un lavoro analitico che riportasse quanto avevo imparato a vedere - da Palladio a Terragni, da Raffaello a Guido Reni - all'interno di una teoria dell'architettura moderna, ma dal punto di vista di una certa autonomia della forma. Di qui il titolo La base formale dell'architettura moderna".
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Con questo scritto, elaborato nel 1963 a Cambridge come tesi di Ph.D, Peter Eisenman dà inizio al suo intento: "riuscire a separare il significante dal significato, per trovare questa architettura che corrisponda all'uomo di oggi". Vuole unificare scrittura e differenza, "riappropriarsi dell'architettura nella purezza della sua essenza interna". Eisenman fonde topologia e tipologia e si dedica alla ricerca degli aspetti fenomenali dell'architetura: Alea, diagramma e matrice, logica ortogonale e multiversum delle direzioni possibili, coincidenti devianti o ferme nella coesistenza, ma in ogni caso inquiete nella ricerca di se stesse.