Noi tutti parliamo di buchi, li contiamo, li descriviamo, li misuriamo. I buchi potrebbero quasi sembrare oggetti come una pietra o una macchia d'olio. Eppure non appena proviamo a definire scientificamente il buco, ci troviamo in imbarazzo, forse perché entra subito in gioco il concetto di assenza, di vuoto, di nulla. Il concetto diventa elusivo, sfuggente.
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Il volume è un tentativo di definire un "non-oggetto" che ricorre spessimo nella nostra esperienza quotidiana ma sembra sfuggire a ogni categoria scientifica. Casati e Varzi utilizzano la filosofia della percezione, la topologia, la matematica, la psicologia, la logica, fino a tracciare la prima "teoria dei buchi".