Il capitalismo contemporaneo, nell'era dell'economia digitale e della conoscenza, si regge su figure chiave che pure faticano a conquistare cittadinanza giuridica. Sono i professionisti indipendenti: le nuove partite Iva, i freelance, i lavoratori autonomi.
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Il quadro è composito e restituisce la fotografia del nuovo lavoro, sospeso tra professionismo e precarietà, tra autonomia e mancanza di tutele, tra piccola imprenditorialità e crescente vulnerabilità sociale. A partire da un progetto di ricerca europeo che in chiave comparata ha preso in esame la qualità del lavoro autonomo tra i paesi dell'Unione, Renata Semenza e Anna Mori si concentrano sui professionisti italiani, apolidi perché spesso sprovvisti di diritti e ancora alla ricerca di una categoria aggiornata che ne riconosca il profilo. Sono i lavoratori che il nostro sistema di protezione sociale ancora lascia scoperti, senza altra rete di salvataggio se non il loro talento e la capacità di restare competitivi. Sono lavoratori altamente qualificati ma che in molti casi si scontrano con l'inadeguatezza dei compensi e vedono montare l'ombra dell'insicurezza economica. Sono i lavoratori che più di tutti scontano solitudine e frammentazione del mercato del lavoro, ma sono gli stessi che negli ultimi anni stanno provando ad allestire nuove forme di aggregazione sociale e nuove dinamiche di rappresentanza. Quali sono le domande emergenti e come, i nuovi professionisti, si stanno dando una voce collettiva? Semenza e Mori analizzano il costituirsi di un nuovo soggetto professionale che propone, dal basso, nuove strategie di autoorganizzazione e chiede alla politica nuove risposte istituzionali. Prefazione di Sergio Bologna.