La conquista dell'Adamello rappresenta il tentativo di coniugare due aspetti centrali della storiografia militare: quello strettamente documentale e quello interpretativo.
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Il materiale su cui si basa l'opera si presta egregiamente a questa operazione, giacché il diario del Capitano Calvi possiede caratteristiche peculiari che lo rendono uno strumento unico di documentazione e, contemporaneamente, una rara testimonianza di valori umani, intesi in senso assoluto. Per questa ragione, l'opera del curatore è risultata enormemente semplificata, dato che, per così dire, il libro era già pronto: scaturiva naturalmente dalla lettura e dalla trascrizione della relazione di Calvi. È bastato, pertanto, stabilire una struttura portante del libro: il resto è venuto da sé. Inevitabile è subito apparsa la scelta di accostare ad una introduzione storica e di commento, la copia fotografica del diario, nella sua ultima stesura (ne esistono, infatti, due versioni, di cui viene data notizia all'interno dell'opera), poiché questa rappresenta, semplicemente con il suo aspetto esteriore, un documento di rara bellezza e di potente significato, con il suo corollario di cartine, fotografie e disegni. Emerge prepotentemente da quelle pagine di novant'anni fa la personalità del loro autore: la sua serietà, la sua eccezionale competenza militare ed alpinistica ed il suo cristallino senso della giustizia. Non si è trattato, perciò, che di dare a questo documento, tanto eloquente, una corretta cornice: sia ben chiaro, però, che ciò che più vale è il quadro, che essa delimita. Questa cornice parte da un inquadramento storico e geografico del contesto in cui è maturata la relazione del Capitano Calvi, partendo dalla sua storia familiare e arrivando alle imprese militari che lo videro protagonista. Non va dimenticato che l'autore del diario è uno dei quattro fratelli Calvi, leggendarie figure di alpini, che rimangono nell'immaginario collettivo come uno dei più celebri esempi di sacrificio e di valore tra le truppe da montagna. Tra le quali i casi di valore non furono certamente rari. Inevitabilmente, perciò, in questo libro si incontreranno anche le figure dei fratelli del protagonista: perché protagonisti anch'essi di un'epopea terribile e straordinaria, ma anche per restituire alla storia una dimensione umana e familiare, che troppo spesso si è persa, nell'inseguimento di una storiografia tabellare e statistica. Va da sé che la riproduzione fotografica del diario non sia pensabile senza una trascrizione annotata, che ne faciliti e ne chiarisca la comprensione: le note e la bibliografia sono state ridotte all'essenziale, per evitare di appesantire la lettura. In definitiva, dunque, La conquista dell'Adamello vuole essere un contributo allo studio della guerra bianca e, insieme, un tributo agli uomini straordinari che l'hanno combattuta, di cui il Capitano Nino Calvi fu, insieme, comandante e simbolo. Non dimenticando mai che, dall'altra parte del ghiacciaio, nelle opposte trincee, combattevano con uguale valore uomini altrettanto straordinari e che amavano la propria Patria allo stesso modo. Solo comprendendo fino in fondo questa piccola verità, si può leggere con il giusto spirito quest'opera e si può cogliere appieno il grande messaggio di valore e di coraggio che ci proviene dalle pagine ingiallite del diario di Calvi. Perché, se un libro di storia non ci dà qualcosa in termini di civiltà e di umanità, è un libro di storia inutile.