Quest'opera, curata da Giambernardo Piroddi, è formata da due volumi strettamente collegati tra loro.
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Il primo, "Un quaderno di lettere", è preceduto da un'introduzione di Nicola Tanda e riproduce in versione anastatica il quaderno in cui Ruju, ormai anziano, copiò le lettere ricevute quando era giovane dai maggiori artisti sardi del primo Novecento (Grazia Deledda, Sebastiano Satta, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Antonio Scano, Raffa Garzia) e da altri esponenti di spicco della cultura italiana. Ad illustrare l'importanza di questo documento inedito è un ampio saggio di Piroddi, che analizza anche l'altro testo inedito che dà il titolo al secondo volume: il manoscritto del "Canto d'Ichnusa" (una versione inedita rispetto a quella in 26 strofe pubblicata a Roma nel 1902). Il "Canto", scritto per l'inaugurazione della statua del Redentore sul monte Ortobene, è preceduto da un commento di Pietro Meloni, vescovo emerito di Nuoro. A completare l'opera una selezione di poesie ed altri testi giornalistici scritti da Salvator Ruju negli anni della sua giovinezza.